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Dire disco culture significa aprire il sipario su una scena amplissima, su un fenomeno dalle molteplici sfaccettature, che implica e mescola moda, costume, cultura, società, istituzioni, ma anche disagio ed emarginazione. Una cultura nasce e si sviluppa per ragioni e bisogni molto profondi, che in questo testo vengono analizzati e studiati in maniera attenta e competente.
L’evoluzione del fenomeno dance, i suoi riti notturni, la vertigine inebriante delle droghe, l’ebbrezza voluttuosa del sesso, il flusso viscerale della musica, nonché l’analisi di circa un decennio di pubblicazioni musicali, con i dischi in esame aperti in due e sviscerati fino all’ultimo, fanno da ossatura al libro.
Ma il libro è anche la storia di un maestro di cerimonia tribale e della sua utopia alternativa, un’utopia di quelle con la minuscola: non quelle dei grandi ideali, delle rivoluzioni attraverso le quali cambiare il mondo, ma l’utopia dell’istinto, dell’anima, della ricerca del suono perfetto, dell’atmosfera spirituale, della condizione mistica. Una utopia underground che metteva in discussione la stessa industria del divertimento promuovendo quegli “house party” che costituivano un’aperta sfida all’entertainment convenzionale, costringendo le autorità a fare di tutto per frenare l’ulteriore espandersi del fenomeno. E’ la storia di questo “Davide” anticonvenzionale e della sua lotta contro i moralismi della maggioranza silenziosa, contro l’ordine costituito, contro la normalità asfissiante della famiglia, a lui per altro negata, e dell’ipocrisia “americana” che gli avrebbe concesso di arricchirsi a patto di contenere la sua carica “rivoluzionaria” nei limiti stabiliti.
Nella realtà è troppo spesso il Golia industriale e commerciale a vincere. Ma non per questo i mille altri Davide “alternativi” smetteranno di cercare attorno, nuove, e sempre più aguzze, pietre da scagliare.
L’evoluzione del fenomeno dance, i suoi riti notturni, la vertigine inebriante delle droghe, l’ebbrezza voluttuosa del sesso, il flusso viscerale della musica, nonché l’analisi di circa un decennio di pubblicazioni musicali, con i dischi in esame aperti in due e sviscerati fino all’ultimo, fanno da ossatura al libro.
Ma il libro è anche la storia di un maestro di cerimonia tribale e della sua utopia alternativa, un’utopia di quelle con la minuscola: non quelle dei grandi ideali, delle rivoluzioni attraverso le quali cambiare il mondo, ma l’utopia dell’istinto, dell’anima, della ricerca del suono perfetto, dell’atmosfera spirituale, della condizione mistica. Una utopia underground che metteva in discussione la stessa industria del divertimento promuovendo quegli “house party” che costituivano un’aperta sfida all’entertainment convenzionale, costringendo le autorità a fare di tutto per frenare l’ulteriore espandersi del fenomeno. E’ la storia di questo “Davide” anticonvenzionale e della sua lotta contro i moralismi della maggioranza silenziosa, contro l’ordine costituito, contro la normalità asfissiante della famiglia, a lui per altro negata, e dell’ipocrisia “americana” che gli avrebbe concesso di arricchirsi a patto di contenere la sua carica “rivoluzionaria” nei limiti stabiliti.
Nella realtà è troppo spesso il Golia industriale e commerciale a vincere. Ma non per questo i mille altri Davide “alternativi” smetteranno di cercare attorno, nuove, e sempre più aguzze, pietre da scagliare.
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